Liceo Statale

Maria Montessori

Il prossimo 5 febbraio il liceo Statale “Maria Montessori” compirà 90 anni. Fu istituito con Regio Decreto n. 781 del 5 febbraio 1928 ad opera della stessa Maria Montessori che assunse fin dall’inizio il ruolo di Direttrice della scuola.

 

Contrariamente a quanto comunemente si pensa il metodo Montessori non è solamente quello strutturato per l’infanzia. La dottoressa Montessori nei suoi principi educativi poneva ampia attenzione agli studenti in fascia di età compresa tra 12 e 18 anni. E’ il periodo della formazione sociale in cui l’educazione deve essere concepita non soltanto come trasmissione di cultura, ma piuttosto come un aiuto alla vita in tutte le sue espressioni. Nella scuola montessoriana lo studente deve  esprimere il suo potenziale nella dimensione personale e sociale.

Egli ha bisogno”… di avere nell’adulto una guida dirigente non solo, ma anche un vero rianimatore che sappia suscitare il primo entusiasmo e sappia presentare la cultura in modo elevato”(Maria Montessori). “L’apprendimento esperienziale”, l’“istinto ad esplorare” la società e il mondo trasformano lo studente liceale da “neonato sociale” a “uomo sociale”.

La scuola montessoriana esprime sempre la centralità del ragazzo e l’insegnante è semplicemente il cardine su cui tutto gira, a condizione che tutto debba sempre essere fondato sullo studente e sul suo desiderio di essere aiutato a fare da solo. Maria Montessori non ha dubbi: “Il professore deve essere degno di grande rispetto e deve rispettare. Nella scuola deve dominare il rispetto di ciascuno. L’insegnante non deve mai dimenticare che l’alunno può nascondere in sé qualità maggiori di quelle che sono proprie dello stesso professore”. E ancora “Una scuola che si preoccupa soltanto di questioni scolastiche può senz’altro essere ammirata come scuola, ma non risponde più ai bisogni del nostro tempo. La scuola che fornisce solo preparazione scolastica, che separa l’intelligenza dalla società reale, non è più valida” (Maria Montessori). Sono parole pronunciate negli anni trenta, ma ancora di una validità estrema. Talvolta alcune espressioni montessoriane ci sorprendono per la loro attualità. “Le lezioni stancano il ragazzo e lui ce lo manifesta, perché l’uomo non può vivere solo quando sta usando il pensiero; non si sviluppa solamente attraverso la sua intelligenza e la sua memoria. C’è bisogno di esperienze sociali, di una vita sociale fondata sull’istruzione”. Lo studente “…ha bisogno di lavorare con la mente e con le mani. Questo richiede uno sforzo complesso della personalità. L’errore dell’educazione consiste nel creare un uomo mutilato nelle sue abilità”(Maria Montessori).

Con i 90 anni il Liceo scopre le proprie origini ed affina la propria identità. Molti immaginano che il metodo Montessori applicato all’insegnamento superiore utilizzi gli stessi materiali, magari con qualche modifica, visti nella scuola di infanzia o nella scuola elementare. Non c’è nulla di più errato. L’adolescente Montessori presuppone altri principi, si fonda sulla società condivisa che amministra i rapporti e che crea occasioni di crescita. Lo studente del liceo non è più il bambino cognitivo e percettivo che vediamo concentrato sul suo lavoro, egli è un neonato sociale che si apre al mondo dei rapporti umani con la convinzione di poter offrire il suo contributo alla società che lo accoglie. Non esiste un metodo Montessori specifico per spiegare latino e greco oppure matematica. Non vanno mai confuse le fasi dello sviluppo umano: ciò che appartiene alla prima infanzia è solo di quest’ultima, ciò che è del liceo è solo suo. Certamente è fondamentale fare lezione utilizzando i materiali concreti che sono alla base dell’apprendimento, ma tenendo anche nel debito conto che, ad esempio,“La persona più adatta a fornire le necessarie spiegazioni non è l’adulto, ma il compagno di poco maggiore di età”(Maria Montessori).

Occorre sempre tenere conto che i principi Montessoriani  si fondano su riforma di mezzi, di sistemi, di individui e talvolta sono forse uno strappo troppo complesso alle vicissitudini routinarie dell’istruzione in Italia. (prof. Giuseppe Lattanzi)

                                                                                                                           

 

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